L’APNEA  (prima parte)

La parola apnea deriva dal greco a-pnoia, ovvero senza respiro.  Letteralmente la parola “apnea”

non include nessun riferimento acquatico ma, nel linguaggio corrente , è usata per riferirsi a una

specialità sportiva: l’immersione in acqua senza l’aiuto di respiratori.

L’apnea è uno sport codificato,con specialità ben definite , record registrati, atleti di altissimo livello campionati mondiali e , naturalmente migliaia di appassionati che la praticano per divertimento.

Le origini di questa disciplina si perdono nella notte dei tempi e sono un singolare intreccio di leggende, dati storici e cronaca.

Non è casuale , più di altri sport tocca i riflessi atavici dell’essere umano.

Basti pensare che il liquido amniotico nel quale si sviluppa il feto è molto simile all’acqua  di mare; un bambino appena nato se immerso in una vasca d’acqua, nuota istintivamente a rana con continue apnee di 40” , e continua a farlo fino a quando impara a camminare.

Se nel singolo individuo questo impulso viene oscurato dalla conquista della posizione eretta , nella memoria collettiva dell’umanità cioè nella storia, la pratica dell’apnea ha lasciato tracce indelebili:

leggende, miti ,resoconti di antichi storici,fino alle cronache più recenti di atleti dei nostri giorni,

che con i loro record , non solo hanno scritto pagine straordinarie della storia dello sport ma hanno contribuito agli studi scientifici sulla fisiologia umana.

Ogni apneista che si rispetti ha sentito almeno una volta la celebre frase del medico francese

Cabarrau che, quando gli fu chiesto di commentare la possibilità per un uomo di scendere oltre i 50 mt. , sentenziò”il s’ecrase”, cioè si rompe.

Ma questo avveniva prima che Enzo Maiorca a Ustica nel 1962 staccasse il cartellino a 51 mt. risalendo poi indenne in superficie.

ADATTAMENTO DEL CORPO ALL’ACQUA

Ogni essere vivente della specie umana ha trascorso prima di nascere nove mesi nel grembo

materno, ben protetto all’interno di un sacco , l’amnios, immerso nel liquido amniotico , 500-600- g.  alla fine della gestazione , composto da acqua contenente in soluzione albumina ,urea sali di calcio, di potassio e di sodio. Molto simile all’acqua di mare , dunque. La sua origine è ancora discussa e la sua funzione consiste nel proteggere il feto dalle pressioni e dai traumi. In genere il liquido amniotico fuoriesce prima del parto, al momento della rottura delle membrane, o sacca delle acque.  La sua colorazione varia a seconda dello stadio della gravidanza.(verso la fine è biancastro).  Se è vero che le ns origini sono acquatiche ,non è altrettanto consequenziale l’adattamento all’acqua, in particolare se dopo la nascita è trascorso molto tempo.

Immergersi in un mondo con caratteristiche fisico chimiche tanto diverse rispetto alla terraferma su cui viviamo, significa apprendere come il ns corpo si adatta all’acqua: che è 800 volte più densa  dell’aria, disperde il calore 25 volte più rapidamente , rifrange la luce in modo diverso, rendendo la visione subacquea indistinta e impedisce di udire suoni intellegibili, poiché nell’acqua il suono si propaga 4 volte più velocemente.

E’ indispensabile , percio’ studiare alcune leggi fisiche che spiegano, in base alle caratteristiche fisico-chimico dell’idrosfera, perchè avvengono certi fenomeni. Le leggi di Archimede, Boyle, e Dalton,spiegheranno tutti gli effetti del corpo immerso in acqua, in un ambiente con significative variazioni di pressione , salinità trasparenza e temperatura.

Prof. G. Righini

Fine prima parte

fonti:

Boriello;Martello;Scuotto;Avram;TatanoTesi al Master in Posturologia Clinica Anno Accademico 2007/08