Una piscina può essere utilizzata come riserva idrica antincendio? Cosa prevedono le norme? Quali problemi tecnici ci potrebbero essere?
In questo breve articolo trattiamo la questione dal punto di vista normativo e dal puto di vista tecnico.
Partiamo subito con il dire che nessuna norma esplicitamente lo prevede e nessuna norma esplicitamente lo vieta. Sono però vari gli indizi che portano a concludere come normativamente non sia una soluzione prevista e be accetta.
La norma europea che regolamenta gli impianti idrici antincendio, utilizzata come riferimento per le alimentazioni idriche sia degli sprinkler sia degli idranti, è la norma UNI EN 12845/2020. Nella norma nulla viene detto al riguardo. È opportuno però segnalare che certamente una piscina non potrebbe in alcun modo soddisfare le richieste previste per gli impianti più affidabili, quali le alimentazioni singole superiori, dato che per queste è vietato l’ingresso di luce e di materiale esterno nella riserva idrica.
La norma italiana utilizzata per la progettazione delle reti idranti è la norma UNI 10779/2021. Anche in questo caso nulla viene detto circa l’utilizzo di piscine come riserva idrica antincendio. Un punto spesso citato per negare la possibilità di utilizzo di piscine è il punto 5.2.2 della norma, ove recita che “le reti idranti devono avere alimentazioni idriche adibite a loro esclusivo servizio… nel caso di vasche … di capacità maggiori del fabbisogno dell’impianto è ammesso l’utilizzo della parte eccedente per altre utenze”. La chiave di lettura quindi è un poco diversa e pare riferirsi principalmente al prelievo di acqua per altri servizi, non all’utilizzo per la balneazione.
Una pietra tombale sull’uso di piscine come riserve idriche antincendio si riteneva fosse stata posata nel 2014 con la nota ministeriale n. 9102 del 14/07/2014, ove la Direzione Centrale esplicitamente diceva di aver interpellato la Commissione UNI la quale aveva sottolineato come la UNI 10779 non preveda l’uso di piscine come riserva idrica antincendio: concludeva però dicendo che “ogni eventuale utilizzo dovrà avvenire in conformità ai requisiti tecnici e legislativi di sicurezza ed affidabilità”.
Proprio la conclusione della citata nota interpretativa ci pare sia la chiave di lettura definitiva. Più che un divieto assoluto di utilizzo vale una generale raccomandazione di cautela. Molti infatti sono gli aspetti da considerare qualora si volesse intraprendere questa via. In questa sede ci preme porre una serie di interrogativi che è indispensabile porsi ed a cui dare una risposta sensata:
- Vi possono essere problematiche di affidabilità nella continuità della alimentazione idrica?
- Come avviene il pescaggio delle pompe? Direttamente dalla piscina o tramite una ulteriore opera di presa?
- È necessaria una camera di sedimentazione/filtrazione?
- Quali rischi possono esserci per i bagnanti?
- L’acqua della piscina è compatibile con le pompe e/o le tubazioni dell’impianto servito?
Questi sono solo alcuni dei quesiti che ritengo indispensabile porsi all’atto di progettare un sistema di questo tipo: va da sé che la figura del progettista è quanto mai importante. Ritengo che, al di la delle questioni normative, le problematiche tecniche da superare siano tali e tante da scoraggiare i più da questa tipologia di utilizzo.
In chiusura vale la pena citare un diverso caso di utilizzo delle piscine quali riserve idriche antincendio: come riempimento dei mezzi dei VV.F. oppure dei mezzi mobili nelle attività ove tale tipologia di apprestamento antincendio è ammessa. Vale ad esempio il caso dei Campeggi: il D.M. 28/02/2014, come modificato dal D.M. 02/07/2019, prevede esplicitamente l’utilizzo di piscine quale fonte di alimentazione dei mezzi di soccorso esterni all’attività (VV.F.) e/o interni (i mezzi mobili). Anche norme internazionali quali la NFPA 1142 prevedono questa fattispecie di utilizzo. È evidente però come il caso sia completamente diverso: non si ha infatti una presa automatica ma una presa per sua natura manuale ad opera di personale specificatamente addestrato e solo in condizioni di emergenza.
(Ing. Alessandro Temponi)