Il calo dell’utenza a causa della paura del contagio e le bollette energetiche salite alle stelle stanno causando una vera e propria strage di piscine pubbliche, che chiudono una dopo l’altra nel silenzio più totale.
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” scriveva Ungaretti nel secolo scorso. Così come i soldati in guerra, ai quali è dedicata la poesia, anche lo sport in generale vive il momento più incerto e precario della propria storia. Le piscine coperte, in particolare, sono gli impianti che meno riescono a reggere la crisi.
E chiudono, perché non possono fare altro.
Chiudono non più per una sola giornata di protesta, ma fino a primavera. Qualunque elenco delle chiusure scritto oggi sarebbe già vecchio domani, basta digitare su Google le parole “chiude la piscina” per verificare quante piscine stanno chiudendo, una dopo l’altra. E’ un disastro di proporzioni inimmaginabili.
E lo Sport? L’importanza della attività fisica, i bambini che fanno nuoto per fortificare l’anima e il corpo, gli anziani che tornano a muoversi con facilità facendo esercizio in acqua, i giovani che si tengono in forma evitando traumi…Tutto questo, che fine fa?
Se ne fa a meno. Abbiamo così tanta paura di morire che abbiamo rinunciato a vivere.
Si perché il caro bollette è una realtà imprescindibile, come lo è stata la chiusura forzata dei mesi scorsi, nella quale lo sport è stato equiparato alle discoteche, alla cultura, allo spettacolo, ma gli utenti dove sono, cosa dicono, cosa pensano? E la politica?
La politica, si sa, va dove tira il vento, quello elettorale. Non dovrebbe essere così, ma così è da tanto tempo. E quindi, dove sono gli utenti? Perché non si ribellano? Perché comunque, è inutile nascondersi, sono calati di numero in modo importante. Perché? Questa è la domanda che ci si dovrebbe porre e bisognerebbe lavorare su questo, perché altrimenti il rischio è che, quando si riaprirà a primavera, il problema resti. Anzi, peggiori, perché nel frattempo chi vuole fare sport ha trovato altro.
E’ la cultura dello sport, quella che manca, che è sempre mancata nel nostro Paese. L’unico sport che viene salvaguardato è quello da guardare, e infatti si parla sempre di stadi, ma per quello da fare…Non si fa niente. Una vita senza attività sportiva per molti di noi non sarebbe immaginabile, ma per la maggioranza delle persone sì, è talmente immaginabile che è diventata la normalità. Perché? Dove sbagliamo, cosa possiamo fare per cambiare questo stato di cose? Come possiamo rendere le nostre piscine luoghi belli ed invitanti, dove si vuole andare, ai quali non si vuole rinunciare?
Forse durante l’emergenza, non dopo, sarebbe il caso di iniziare un ripensamento profondo, ma non continuando ad andare dalla politica con il cappello in mano a chiedere aiuto. E’ il settore che deve cambiare e lo deve fare con le sue forze. Spostare il problema all’arrivo della bella stagione non servirà a salvarlo.