Dall’indagine “Lavoro in ambiente domestico, telelavoro e lavoro a progetto: linee guida e buone prassi per la prevenzione dai rischi, anche in chiave comparata, alla luce della riforma del mercato del lavoro in Italia”, a cura di Maria Giovannone e Silvia Spattini (responsabile scientifico), emerge con chiarezza che, al tanto enfatizzato ampliamento del campo soggettivo delle tutele, operato con il decreto legislativo n. 81 del 2008, non pare esser seguita una risposta ordinamentale capace di garantire delle risposte tecnico-organizzative atte a mitigare le peculiari criticità delle varie forme di impiego, soprattutto di quelle dalla natura più ibrida, come il lavoro a domestico, il telelavoro ed il lavoro a progetto.
Ciò produce carenza di effettività e la necessità di sviluppare prassi virtuose che possano colmare questi vuoti ed accompagnare il dettato normativo con l’implementazione di linee guida e buone prassi, cui la legge n. 123 del 2007 e lo stesso Testo Unico, fanno più volte riferimento.
Si richiede, cioè, la messa a punto di modelli di gestione della salute e sicurezza che compensino la maggiore vulnerabilità di questi lavoratori e garantiscano l’auspicato innalzamento dei livelli di effettività e di lavoro “decente”, secondo la locuzione cara all’OIL.
Con riferimento più specifico al lavoro domestico e alla prestazione di servizi di cura alla persona, poi, il quadro normativo sembra essere ancora incompleto, tagliando fuori questi soggetti dal campo di applicazione soggettivo delle tutele, almeno quando tali soggetti espletino l’attività a favore diretto del datore di lavoro e della sua famiglia.
In tale contesto si inscrive pertanto il lavoro di ricerca.
Una volta analizzata la concreta operatività della disciplina normativa dettata per la tutela della salute e sicurezza di queste tipologie di impiego e valutata le criticità nel sopperire alla particolare vulnerabilità dei lavoratori in esse impiegati, obiettivo della ricerca è quello di favorire lo sviluppo di modelli regolativi e di organizzazione del lavoro, che garantiscano maggiore effettività delle tutele per queste tipologie di lavoratori vulnerabili.
Al tempo stesso essa mira ad individuare linee guida e buone prassi per la prevenzione dei rischi in materia, considerata la grande importanza che ad esse viene attribuita dal decreto legislativo n. 81 del 2008 ed ancor più alla luce del decreto correttivo n. 106 del 2009, ciò anche attraverso un’ottica comparata che tanga conto della evoluzione delle suddette problematiche nel contesto comunitario ed internazionale.”
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