Legionella pneumophila
In una recente inchiesta effettuata da Panorama (risalente ad agosto 2002) in cui alcuni giornalisti travestiti da bagnanti hanno fatto hanno fatto visita a dieci impianti di Milano e Roma, prelevando campioni di acqua dalle vasche e dalle docce e portandoli successivamente ad un laboratorio di analisi chimiche e microbiologiche, è emerso che solo due impianti erano in regola con le norme vigenti (risalenti ad una circolare del ministero della Sanità del 1971 che, nell’ambito del controllo batteriologico, prevede solo l’accertamento della carica batterica e dei coliformi totali). Anche se non si tratta di una indagine ufficiale delle autorità competenti i risultati sono comunque scoraggianti anche per chi si trova ad operare tutti i giorni negli impianti natatori. Nelle piscine “visitate” da Panorama sono stati trovati batteri di ogni tipo: streptococchi, coliformi e anche legionella, quello più pericoloso.
Legionella è il nome dato a un genere di batteri che al microscopio appaiono a forma di bastone. Gli organismi di Legionella sono ampiamente diffusi in sorgenti naturali di acqua e sono stati trovati in fiumi, laghi, vapori, fango e terreno così come in sistemi d’acqua costruiti dall’uomo. Fino ad oggi sono conosciute 42 differenti specie di legionella non tutte associare alla malattia nell’uomo. La specie più comunemente associata alla comparsa di patologie è la Legionella pneumophila che causa il cosiddetto «Morbo del legionario», affezione polmonare grave, talvolta letale.
“Morbo del legionario” è il nome dato alla malattia che colpì 221 partecipanti al congresso della legione americana a Philadelphia nel 1976 e che causò 29 decessi. Nel 1977, fu scoperto l’agente all’origine di questa malattia e chiamato legionella pneumophila.
Si tratta di una rara forma di polmonite (infezione al petto ). I primi sintomi sono simili all’influenza e includono mal di testa, febbre, brividi, dolori muscolari ed una tosse secca. Successivamente mano a mano che si sviluppa la polmonite viene anche a mancare il respiro. La malattia a volte può incidere anche su altre parti dell’organismo dando luogo a diarrea, confusione mentale e insufficienza renale. Un pronto intervento può impedire che la malattia si aggravi. La cura consiste nella somministrazione di antibiotici specifici.
Modalità di trasmissione e siti epidemici
La Legionella pneumophila si trasmette per via respiratoria, mediante inalazione di gocce acqua che contengono un bacillo, oppure di particelle di povere da esse derivate per essiccamento. Sono pertanto in causa, quale fonte di trasmissione, alcuni terminali degli impianti di erogazione dell’acqua potabile, in particolare le docce, gli apparecchi sanitari, gli umidificatori ultrasonici, le fontane, le vasche per idromassaggio, oltre ai grandi impianti di climatizzazione dell’aria ed alle piscine.
I fattori che favoriscono la moltiplicazione della legionella
Habitat naturale della legionella è l’ambiente acquoso, quali zone lacustri e fonti termali, corsi d’acqua; da questi il germe passa all’interno di strutture ed impianti quali condotti dell’acqua, piscine, impianti idrici di edifici.
I fattori che predispongono la proliferazione sono:
– Una temperatura dell’acqua compresa fra 20°C e 45°C. Non è comune trovare proliferazioni sotto i 20°C e non sopravvive al di sopra dei 60°C. La temperatura ottimale di crescita del batterio è 37°C. L’organismo tuttavia può rimanere inattivo in acqua fredda per poi svilupparsi di nuovo quando la temperatura raggiunge il livello giusto
– La presenza di amebe, alghe e altri batteri che possono rappresentare una forma di nutrimento. La melma delle alghe può rappresentare un habitat stabile per la moltiplicazione e la sopravvivenza della Legionella.
– Il ristagno dell’acqua
– La presenza di pellicole biologiche
– Acque melmose di scolo, incrostazioni e materiali organici possono rappresentare la sorgente di nutrimento per la Legionella.
La presenza negli impianti di umidità in eccesso, dovuta ad acqua stagnante, condensazione od assorbimento per infiltrazione, combinata con l’accumulo di polveri, favorisce la proliferazione della specie batteriche quali la legionella pneumophila che, a causa delle ridottissime dimensioni, possono facilmente disperdersi nell’aria, diffondersi nell’ambiente ed essere quindi inalate, creando le basi per il rischio di contaminazione.
Legge, prevenzione e metodi di bonifica degli impianti idrici
La legge 626/94 riguardante la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro, impone ai Datori di Lavoro, Preposti e Responsabili Sicurezza Prevenzione e Protezione di adottare tutte le misure atte ad evitare rischi biologici derivanti dalla diffusione di agenti patogeni (in gran parte classificati nell’allegato XI della suddetta legge).
Le sanzioni previste dalla Legge 626/94 hanno carattere penale, inoltre in caso di diffusione di malattie riconducibili alla mancata adozione delle misure di prevenzione, potrebbero essere contestati ai responsabili, reati previsti dal C.P., fatte salve le eventuali richieste di danni.
Nel corso del 2001, ad esempio, il Dipartimento di Prevenzione ASL 22 Regione Veneto ha effettuato controlli presso 25 strutture eseguendo 66 prelievi.
Sono stati considerati positivi tutti i campioni cha hanno rilevato la presenza di legionella ad una concentrazione > 1000 ufc/1000 ml.
I provvedimenti presi sono stati:
– nel caso di concentrazioni comprese fra 103 e 104 in assenza di casi di infezione: raccomandazioni ed indicazioni alla ditta circa le misure preventive da attuare¸
– nel caso di concentrazioni comprese fra 103 e 104 in presenza di casi di infezione: richiesta immediata di bonifica ambientale mediante provvedimento dell’Autorità Sanitaria Locale;
– nel caso di concentrazioni > di 104 : richiesta immediata di bonifica ambientale mediante provvedimento dell’Autorità Sanitaria Locale.
Le misure di prevenzione si basano su controlli e manutenzione degli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento d’aria; oltre che di generatori di aerosol, torri di raffreddamento, diffusori di docce, aeratori di rubinetti, vasche idromassaggio, ed in genere di tutti gli accumuli d’acqua che vengono successivamente immessi in rete per l’ utilizzo industriale o umano.
I metodi di bonifica più usati sono due
– Shock termico: consiste nell’elevare la temperatura dell’acqua a 70°-80° continuativamente per tre giorni facendo scorrere l’acqua attraverso rubinetti ogni giorno per 30’.
– Iperclorazione Shock: nell’acqua, a temperatura inferiore ai 30°, viene immesso cloro avente una concentrazione compresa fra i 20-50 mg/L, ivi compresi i punti distali. I tempi di contatto sono di 2h se la concentrazione è di 20 mg/L, 1h se la concentrazione è di 50 mg/L. Successivamente la concentrazione di cloro può essere abbassata.
[Fonte: Asl AZIENDA SANITARIA U.L.S.S. 22 – Servizio di Igiene e Sanità Pubblica – Dipartimento di Prevenzione – Regione Veneto, 2002]